Calamaretti fritti
Calamari di media grandezza - Farina - Olio per friggere.
Si nettano i calamaretti, si staccano i tentacoli dal sacco e si estrae la penna cartilaginosa in esso contenuta; il sacco si vuota e si risciacqua accuratamente, dopo averlo privato della pelle esterna e delle due pinne laterali.
Questo sacco, che ha la forma di un cappuccio molto allungato, non va aperto nel senso della lunghezza, ma ritagliato trasversalmente in pezzi di un centimetro circa di larghezza, che dopo tagliati assumono la forma di una ciambellina.
Si nettano poi i tentacoli e si dividono, secondo la grandezza, in due o tre pezzi. Le due pinne si privano anche della pelle e si ritagliano in strisce. Si risciacqua poi ogni cosa e si asciuga in una salvietta.
Si mette sul fuoco una padella con abbondante olio, si passano gli anellini di calamaro nella farina e si friggono, a giusto calore, di color d'oro chiarissimo.
È necessario che la padella non sia troppo calda, altrimenti i calamari si coloriscono troppo all'esterno e rimangono crudi nell'interno. Se bene eseguiti, debbono risultare teneri nell'interno, ma bene asciutti all'esterno e di un colore chiarissimo.
Quella che dà un pochino da pensare è la frittura dei tentacoli, i quali in padella scoppiettano, proiettando dei poco graditi spruzzi d'olio.
Friggete quindi prima gli anellini e le pinne e da ultimo - dopo averli infarinati - i tentacoli, proteggendo la padella con un coperchio.